Cristina Bizzarri
- 07/04/2015 09:32:00
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Tenerezza, gioco, solennità di momenti mitici. E poi il verso si fa ampio, solenne appunto, e triste. E, di nuovo, "gioca" con la poesia stessa, in una ripresa quanto mai appropriata - come per laltro più anziano poeta, anche qui ci si perde in un vago che però in questo caso è dato dalla mancanza di una presenza fisica.
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Antonio Aiello
- 06/04/2015 22:00:00
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Ti contavo le vertebre la prima, la terza, la quinta. Come un re Un passaggio in quarta e settima veloce poi il re si fece minore. E tutto si fece onda onda che batte sulla rena della spiaggia. Ed era dolce affondare in quell acqua salata
Contare le vertebre come gioco per acquisire una prima, tanto bramata?, confidenza tattile... poi arriva londa che ci travolge ed avvolge "festosamente"... bella poesia Franco!
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